Introduzione
Negli ultimi due anni è cresciuta in me la percezione che alcuni aspetti della mia vita non li avevo scelti veramente. Tra questi anche delle cose molto importanti come il luogo in cui vivevo ed il lavoro che facevo.
Ho iniziato quindi a prendere consapevolezza di cosa voglio veramente dalla mia vita e senza accorgermene nella mia scala dei valori ha acquisito un'importanza enorme l'autodeterminazione.
Per autodeterminazione intendo il "vivere una vita intenzionale", non essere passivi rispetto a quello che ci succede intorno ma scegliere. Gli anglossasoni esprimono questo concetto come "sitting in the driver's seat". Considerando il viaggio come una metafora della vita sedersi al posto di guida e non al posto del passeggero.
Questo approccio alla vita mi ha portato a darmi degli obiettivi e il percorso verso il raggiungimento di questi obiettivi mi ha dato molti spunti di riflessione. Questo articolo nasce da un pensiero che mi continua a tornare in testa, voglio condividerlo con te sperando ti sia utile.
La mediocrità
Tra i vari obiettivi ce n'è uno a cui sto dedicando molte energie, nonostante questo le possibilità di fallire sono molte alte e ho paura che l'impegno che ci sto mettendo non sia sufficiente. Facendo molta introspezione ho capito che c'è una vocina nella mia testa che ogni tanto dice:
Non mettercela tutta, se dai il massimo e fallisci riceverai una bella batosta. Impegnarsi senza esagerare ti permette di provarci ma se va male potrai sempre raccontarti che ti sei dovuto occupare della famiglia, del lavoro, della salute etc.
Questo pensiero mi ha mandato in tilt, la mia mente mi prova a proteggere da un possibile fallimento ma così facendo il fallimento è assicurato. La mediocrità è una specie di assicurazione per il proprio ego o almeno lo è stato per me. A scuola mi sono sempre vantato di riuscire a prendere buoni voti senza impegno, prendere un 7 o un 8 facendo poco è molto più facile che impegnarsi per prendere un 9 o addirittura un 10. Puntare all'eccellenza significava sbattersi tanto col rischio di non prendere comunque il massimo e allora preferivo la mediocrità.
La cosa assurda della nostra società è che chi si impegnava e riusciva ad ottenere il massimo dei voti era considerato uno sfigato o nel migliore dei casi un secchione. La nostra mente oltre ad evitare l'impegno per proteggerci dal fallimento ci racconta che gli sfigati sono quelli che l'obiettivo lo raggiungono al posto nostro perché per farlo rinunciano a qualcosa.
Come funziona la mente di chi raggiunge gli obiettivi?
Ho cominciato a vedere con occhi diversi le persone che credono in qualcosa e si impegnano per uno scopo. C'è un caro amico nella mia comitiva che in vari aspetti della vita ha raggiunto dei risultati molto superiori alla media. Si tratta di una persona normale che non ha ne un fisico ne una mente fuori dal comune, eppure riesce ad emergere rispetto a persone che sembrerebbero più brillanti.
Non è una questione di talento perché gli ambiti in cui ha raggiunto l'eccellenza sono molto diversi tra di loro. Mi sono chiesto allora, come ragiona la sua mente? Perché lui riesce a superare i propri limiti e noialtri no?
Uno degli aspetti che lo caratterizza è che lui non si preoccupa di avere comportamenti socialmente accettabili e non si sente giudicato per le sue scelte. Provo a fare un esempio:
Organizziamo una cena tra amici durante le vacanze di Natale, ci sono tutti ma proprio tutti, chi è tornato dall'estero per pochi giorni, chi c'è sempre stato, chi è sparito da quando si è fidanzato, insomma non manca nessuno. Questo mio amico da buca, non può andare a dormire tardi perché il giorno seguente deve svegliarsi presto perché si sta allenando per una maratona.
Hai sentito bene, lui è disposto a rinunciare ad un momento conviviale tra amici che capita una volta l'anno per non saltare un singolo allenamento. Che poi potrebbe fare sia la cena che la corsa ma sarebbe più stanco e meno lucido durante l'allenamento.
Se io mi stessi preparando per una maratona e avessi ricevuto questo invito a cena avrei pensato che un singolo allenamento poteva essere saltato. La vocina nella mia testa mi avrebbe detto:
Pensa se per due anni fai sacrifici come questo e non riesci comunque a finire la maratona a cui volevi partecipare? Non è forse meglio impegnarsi meno per avere una scusa in caso tu non riuscissi a raggiungere l'obiettivo?
Raccontiamoci altre scuse
A questo punto dopo aver capito cosa è necessario fare la mia mente continua a inventare delle scuse per tenere alta l'autostima:
- Forse non vuoi raggiungerlo questo obiettivo, il motivo per cui lui raggiunge gli obiettivi e tu no è che ti dai degli obiettivi a cui non credi veramente. Devi solo capire cosa vuoi veramente dalla vita
- Non raggiugi gli obiettivi perché hai fatto scelte più difficili come avere una famiglia
- Non hai bisogno di raggiungere un obiettivo per dimostrare quanto vali
Non avendo ancora trovato il modo per hackerare la mia mente credo che l'unica cosa da fare è mettere a tacere la vocina.
Continua a leggermi, se scopro come fare te lo faccio sapere.
Input che mi hanno aiutato a schiarirmi le idee
- Video di Gennaro Romagnoli - www.youtube.com/... - Gennaro Romagnoli, autore di un podcast di psicologia molto interessanti analizza "l'era del disimpegno".
- Articolo su autosabotaggio - www.efficacemente.com/autosabotaggio/ - Interessante articolo di questo blog di crescita personale che parla di vari motivi per il quale ci autosabotiamo
- Mr. Rip -https://retireinprogress.com/i-miei-input - Mr. Rip è uno youtuber che parla prevalentemente di finanza personale ma è un esempio del vivere la vita intenzionalmente. Il link è ad un video molto vecchio in cui parlava dei propri "input" cioè libri, blog, canali yt con cui si formava.
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